L’Italia indaga se i siti web proteggono i dati personali dall’intelligenza artificiale

Roma, 22 novembre (EFE).- I garanti della protezione dei dati in Italia hanno annunciato oggi di aver avviato un’indagine per verificare se i dati personali archiviati nei siti web siano sufficientemente protetti dal possibile utilizzo da parte di algoritmi di intelligenza artificiale (AI).

Si tratta di “garantire che siano adottate misure di sicurezza adeguate per evitare raccolte massicce (webscraping) di dati personali a fini di formazione sugli algoritmi di Intelligenza Artificiale da parte di terzi”, spiega il Garante per la protezione dei dati personali (GPDP).

Questa organizzazione, lo scorso marzo, è stata la prima a lanciare l’allarme in Europa sulla possibile mancanza di privacy della tecnologia di Intelligenza Artificiale ChatGPT, da parte della società tecnologica americana OpenAI, accusandola di non rispettare le leggi sulla protezione dei dati dei consumatori.

Ora l’indagine riguarda “tutti i soggetti pubblici e privati, che agiscono in qualità di titolari del trattamento, stabiliti in Italia o che offrono servizi in Italia, che rendono i dati personali disponibili online e liberamente accessibili anche tramite ‘spider’ produttori di algoritmi di intelligenza artificiale”, spiega in una nota.

“Sono diventate note le attività di diverse piattaforme di intelligenza artificiale che attraverso il webcraping raccolgono, per usi diversi, grandi quantità di dati, compresi dati personali pubblicati per determinati scopi su siti Web gestiti da soggetti pubblici e privati”, ha osservato l’agenzia.

Pertanto, il GPDP “invita le associazioni professionali pertinenti, le associazioni dei consumatori, gli esperti e i rappresentanti del mondo accademico a presentare le loro osservazioni e contributi in merito alle misure di sicurezza adottate e implementate contro la raccolta massiva di dati personali con l’obiettivo della formazione algoritmica entro 60 giorni”.

“A seguito dell’indagine, l’agenzia si riserva il diritto di intraprendere le azioni necessarie, anche se in circostanze urgenti”, ha concluso.

Il 31 marzo il Garante italiano per la protezione dei dati personali ha annunciato il blocco dell’utilizzo di ChatGPT per non aver rispettato le norme sulla protezione dei dati dei consumatori, e l’apertura di un’indagine su OpenAI, che richiedeva anche una serie di misure concrete.

Gerardo Consoli

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