Non è passato molto tempo da allora. Fino ai primi decenni del 21° secolo, il Centro ha dimostrato il suo dominio in tutte le competizioni elettorali, ma anche in ogni angolo dell’Occidente. Altrove più velocemente e altrove più lentamente o anche più dolorosamente, il mondo della politica del dopoguerra si stava dividendo in gruppi di centrodestra e centrosinistra che si alternavano periodicamente al potere. Le persone del Centro si sono rivelate persino figure politiche che portavano credenziali radicali, come François Mitterrand in Francia, Andreas Papandreou in Grecia ei Verdi di Josca Fischer in Germania.
Ma il Centro non dimostra più sovranità. Dalla crisi finanziaria globale causata dal crollo di Lehman Brothers, il Centro ha sostenuto la prova di resilienza in quasi tutte le elezioni. Le forze della moderazione, nelle loro versioni più conservatrici o più riformiste, vengono messe alla prova dalle forze del populismo. In Italia, Grecia e Francia, sono quasi svenuti prima di potersi rialzare. Si sono ripresi negli Stati Uniti, ma in precedenza sono stati picchiati da qualcuno come Donald Trump. Anche in un Regno Unito che ha vissuto un’intensa bipolarità, i poli sono stati rappresentati da persone che una volta erano state esiliate dalla sfera pubblica come ciarlatani politici – è il caso di Boris Johnson.
Continuano le prove di resistenza. Per governare in Italia i Democratici sono stati costretti a collaborare prima con il movimento antisistemico a 5 stelle Bebe Grillo e poi con la Lega Nord di estrema destra di Matteo Salvini. Il partito di Grillo e Salvini si è trasferito al Centro come partner di governo. Il loro spostamento, tuttavia, significò anche il loro crollo elettorale con il parallelo rafforzamento del Partito di estrema destra di Georgia Melloni. Ciò significa che, qualunque sia la forma, la divisione degli elettori rimane profonda. Il centro non è più uno ma solo. Ed è guidato dal populismo estremo, che si tratti di infiltrarsi nei partiti tradizionali come è successo con Trump negli Stati Uniti e Johnson in Gran Bretagna, o di degenerare in nuove formazioni.
Il Centro sta subendo un altro test di resistenza, questa volta in Francia. Il secondo turno delle elezioni parlamentari dell’altro ieri non è stato un altro test per Macron o almeno non solo per lui. Questo per la regione più ampia che ha dominato per decenni nella V Repubblica francese e che oggi trova di fronte non solo l’estrema destra Le Pen, ma anche la sinistra populista che, rappresentando con successo le correnti del malcontento sociale, è stata strappata al Concentramento dei poteri degli stati, sezioni precedenti come i socialisti, ma anche nuovi arrivati come i Verdi.
Le elezioni francesi, in questo caso, sottolineano l’insopportabile solitudine del Centro. In Francia, che ha votato l’altro ieri, il Centro ha perso anche i suoi vecchi colleghi.
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