VAR: La polemica continua a quattro anni dal debutto in Russia

L’introduzione del VAR agli ultimi Mondiali ha dimostrato con certezza che è quasi impossibile dissipare le polemiche nel calcio, anche ai massimi livelli.

Il Video Assistant Referee (VAR) sta cambiando il gioco, ma non tutti pensano che sia in meglio.

In parte perché le regole del gioco sono ancora aperte all’interpretazione, quindi non ci sono abbastanza angoli di ripresa o replay al rallentatore per raggiungere un consenso unanime per ogni incidente sul campo.

Per alcuni atti è ancora necessaria l’interpretazione del giudice che acuisce la discussione.

Anche il dramma che può essere determinato da prove fotogramma per fotogramma non è immune da contese. Un classico esempio è il numero di avvertimenti di fuorigioco, descritti come “contro lo spirito del gioco”.

C’è chi sostiene che un po’ di buon senso dovrebbe dare alla squadra in attacco il beneficio del dubbio. La logica è che una dimensione che può essere piccola come un’unghia non è sufficiente per impedire il raggiungimento di un obiettivo.

Il problema, tuttavia, sorge nel decidere dove posizionare il nuovo gambo: dovrebbe essere lungo un dito? Una mano? Un braccio?

Diventa una decisione discrezionale, e da lì nasce la questione della coerenza, dell’errore umano, della controversia.

Per molto tempo, gli allenatori hanno chiesto coerenza nelle decisioni arbitrali. Sebbene insoddisfacente, l’uso del VAR per il fuorigioco è stato, per la maggior parte, coerente.

A ottobre, l’allenatore del Tottenham Antonio Conte è stato espulso per la sua reazione arrabbiata dopo che il gol di Harry Kane era stato escluso ai supplementari contro lo Sporting Lisbona in Champions League.

“Il VAR ha fatto molti danni”, ha detto l’allenatore italiano. Voglio vedere se in altri stadi delle grandi squadre sono disposti a vietare questo tipo di gol. Voglio sapere”.

Durante i Mondiali del 2018 sembrava che tutto fosse un rigore: c’è stato il record di 29 nel torneo. Poi è arrivato il periodo in cui i rigori si sono ripetuti senza sosta per le tante frizioni o le mosse premature dei portieri che si potevano osservare da vicino nella cabina del VAR.

Il sistema è stato perfezionato, ma le polemiche restano.

Jurgen Klopp è stato critico dopo la sconfitta per 3-2 del Liverpool contro l’Arsenal in ottobre.

La furia di Guardiola quando il Manchester City ha annullato un gol contro il Liverpool ad Anfield una settimana dopo è stata l’immagine che ha riassunto la partita.

Anche Xavi Hernández, l’allenatore del Barcellona, ​​ha reagito con rabbia alla prestazione dell’arbitro in una serie di decisioni che sono costate alla sua squadra una sconfitta esterna per 1-0 contro l’Inter, risultato che ha portato all’eliminazione della squadra del Barça per la seconda stagione consecutiva nella fase a gironi.

“Sono arrabbiato per la situazione in cui dobbiamo vivere. Non c’è altra parola che rabbia. Questa è ingiustizia”, brontolò Xavi.

Il VAR è diventato una forza unificante per i fan: tutti lo odiano.

Tuttavia, la vista dello spunto dell’arbitro per rivedere la partita sui monitori laterali è stata celebrata con la speranza che la decisione quasi sicuramente venisse ribaltata o corretta.

Piaccia o no, il VAR è stato una parte intrinseca del gioco da quando è stato introdotto per la prima volta nel calcio internazionale in una partita tra Italia e Francia sei anni fa.

“È successo il 1 settembre 2016 e nei sei anni successivi, il VAR non ha portato la ‘fine del calcio’ come si pensava all’epoca, ma ora fa parte del tessuto del nostro sport, ed è difficile immaginare il calcio senza di lui”, ha detto al sito della Fifa l’ex arbitro Pierluigi Collina.

“Il VAR è stato uno dei più grandi cambiamenti nella storia del calcio, quindi è comprensibile che ci sia voluto del tempo perché le persone lo capissero e lo apprezzassero. Incoraggiare giocatori, allenatori, tifosi e la stampa a comprendere meglio la tecnologia e il suo utilizzo è stata la nostra più grande sfida degli ultimi anni”.

Collina ammette che il processo decisionale può essere ancora troppo lungo. L’ultima tecnologia è stata progettata per migliorare questo aspetto.

La tecnologia semiautomatica del fuorigioco sarà implementata in Qatar e includerà un sistema di tracciamento per segnare l’esatta posizione dei giocatori.

La grafica dello stadio illustrerà meglio le decisioni prese per i tifosi.

Ma ciò non toglierà la natura soggettiva dell’arbitrato, e con esso il potenziale per una crescente controversia.

Gerardo Consoli

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