L’Italia e la politica della rabbia

La crisi di governo in Italia, i comportamenti irrazionali del Movimento Cinque Stelle e del tecnocrate Mario Draghi.

H L’atteggiamento del Movimento Cinque Stelle si rivolse contro tutti in Italia: al governo, al Parlamento, al Senato, ai partiti. Non è “colpa” di Giuseppe Conte; è più una manifestazione della natura del Partito che rivendica la democrazia diretta che mina la rappresentanza, il “Sistema”. Il Movimento Cinque Stelle, fondato nel 2009, può sembrare un po’ datato, ma in realtà pratica la politica della moda: una politica delle emozioni, in particolare della rabbia che, infiammabile e rovente, può portare all’autodistruzione e all’autodistruzione. È questa rabbia che lo distingue dagli altri schemi politici: il suo programma non è abbastanza diverso da quello del Pd per giustificarne l’esistenza.

La rabbia sembra oggi l’emozione più giusta, morale e virtuosa in modo tale che chiunque non sia troppo arrabbiato con la società e la politica sia visto come zoppo, stupido o insensibile. Un movimento nato attraverso le reti elettroniche e dello spettacolo – Bepe Grillo è un comico e blogger, Gianroberto Cazalezzo – perché si basa su semplici pensieri scambiati su Twitter, caratterizzati da un sentimento altrettanto basilare: l’odio per le élite – perché presumibilmente corrotte, ma in Infatti perché ne sanno un po’ di più: la sfiducia nei confronti delle istituzioni e la rabbia costante che tanto mobilita i cittadini comuni. La verità è che in Italia, come altrove – in Francia, Grecia, USA – è stato dimostrato che più le persone sono arrabbiate, più errori fanno: non vanno alle urne, supportano gli imbroglioni, partecipano nei referendum, per assurdo, riconoscono i nemici come amici e gli amici come nemici.

Giuseppe Conte ha preso l’iniziativa di ritirare la fiducia del suo partito dal governo ingiustificato del tecnocrate Mario Draghi, e naturalmente seguì l’ala destra che voleva prendere il potere. Le richieste di Conte sono quantitative – più aiuti ai poveri e ai colpiti dalla pandemia – quindi, logicamente, può vantare soddisfazioni istituzionali; invece, ha scelto di provocare una crisi di governo, una situazione che si era verificata più e più volte. turbava l’Italia e minacciava la stabilità dell’Europa. Certo, la stabilità, la “normalità”, non è un valore che tutti condividiamo. I demagoghi hanno convinto grandi masse di cittadini che la rabbia dà loro valore.

Tuttavia, l’Italia ha una lunga tradizione di mitezza politica: Filippo Turati, Norberto Bobbio, Giovanni Sartori. Nel 20° secolo sono stati fatti compromessi storici che esemplificano lo spirito della democrazia, che prevale sull’ideologia totalitaria e la cooperazione tra i partiti. Ma recentemente, la politica americana della rabbia è stata introdotta in Europa, il che ha contribuito a trasformare il capitalismo negli Stati Uniti in un incubo vivente: consumo quindi esisto, sono arrabbiato perché esisto. Donald Trump incarna questa politica della rabbia nel modo più cartoonesco e allo stesso tempo più esportabile: il paradosso è che in Europa, tra coloro che adottano comportamenti politici rinnegati, altrettanto semplici e autodistruttivi c’è chi si è rivoltato contro politici americani sistematici.

Ho accennato al fenomeno dell’autodistruzione dovuto al Movimento Cinque Stelle, per sedizione e follia, si brucia. Conte non conta sul fatto che non tutti lo seguiranno in questa mossa, né farà piacere a Lega Nord e Fratellanza italiana che vogliono anche la caduta del governo Draghi. Dopotutto, il pretesto usato da Conte per togliere il tappeto dal governo di coalizione di Draghi – a suo avviso, la creazione di un inceneritore di rifiuti “anti-ecologico” a Roma – sembrava più ridicolo di quanto pensasse.

Non è la prima volta che il Movimento Cinque Stelle si comporta in modo irrazionale: quando nel 2014 si è formato il governo di Matteo Renzi, ha scelto di rimanere all’opposizione. Tuttavia, come dicevo, a livello di programma politico, ha una base comune con il Partito Democratico, con la coalizione Elia, con tutto lo spazio unificante socialdemocratico ed ecologico. La differenza fondamentale era, a parte lo stile populista che si avvicinava alla Lega Nord, l’antieuropeismo, elemento che aveva contribuito al primo successo del Movimento Cinque Stelle. Alle elezioni europee del 2019 il movimento ha registrato un forte calo rispetto alle elezioni politiche dell’anno precedente, ottenendo una preferenza del 17,07% e diventando il terzo partito in Italia.

Nell’estate 2019, Matteo Salvini ha fatto più o meno quello che sta facendo Conte ora: ha ritirato il sostegno del suo partito al governo, ha innescato una crisi di governo e ha indetto elezioni politiche anticipate. Se c’è una cosa che accomuna tutti i populisti è l’idea che “il popolo” non ha bisogno di normalità, stabilità, sviluppo, cooperazione: ha bisogno di esprimere la propria rabbia.

Alberta Trevisan

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